Come contrastare il calo degli abbonamenti

La redazione del quindicinale Il Tornado lancia l’allarme: il numero degli abbonamenti al giornale, raggiunta la punta storica di 1250 qualche anno fa, è ora in discesa e si sta pericolosamente avvicinando a quota 1000. “Cercheremo di fare il possibile per mantenerla e risalire la china”. Si sente la concorrenza dei social, che diffondono le notizie in tempo quasi reale. La carta stampata, oltre ai normali tempi di compilazione, sconta anche gli ormai abituali ritardi nella distribuzione postale. “Si impone uno sforzo da parte nostra per battere strade nuove, scovando notizie ancora più interessanti e offrire approfondimenti che l’immediatezza dei social non può offrire”.

 

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Ore cruciali per Il Corniglianese

Momenti decisivi questi per la sopravvivenza de Il Corniglianese, il mensile edito dalla Pro Loco di Cornigliano. L’avventura editoriale era partita 6 anni fa, col primo numero ad aprile 2012 e tirature di tutto rispetto per un periodico di Pro Loco, 6.000 copie. Copie in distribuzione gratuita, e costi coperti dalla raccolta pubblicitaria di inserzionisti locali. Raccolta pubblicitaria diventata poi insufficiente, e la sopravvivenza del giornale diventa a rischio.
La pagina di copertina qui a fianco è quella del numero di marzo, uscita solo online, e quindi non stampata.
Il primo aprile un comunicato sul sito Facebook della Pro Loco scrive: “Il Corniglianese sarà leggibile on line in giornata sul nostro sito www.prolococornigliano.it in formato ridotto e privo di pubblicità. Vengono riportate le notizie più importanti che riguardano il nostro quartiere. Noterete che gli spazi pubblicitari sono vuoti e fruibili e attendono sostenitori che ci consentano di riprendere la divulgazione cartacea”.
Nel frattempo avvengono le elezioni di rinnovo del direttivo, il 13 e 14 aprile. Il 16 aprile viene inaugurata la nuova sede, per Pro Loco e giornale. Nella nuova sede, il 19 aprile la riunione del nuovo direttivo che, per quanto riguarda la sopravvivenza del giornale, la pone all’ordine del giorno del prossimo consiglio, il 2 maggio prossimo, col seguente punto all’ordine del giorno:
Decisione in merito a “Il Corniglianese”. Pubblicità e iniziative a sostegno.
Buone sembrano le speranze che questa crisi venga superata e che il giornale dal mese di maggio riprenda le normali pubblicazioni.

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Carnevale, ragionando sulla crisi

Siamo a marzo. Le manifestazioni di Carnevale sono terminate. Talvolta con buon successo di pubblico, da altre parti no.
Malo, provincia di Vicenza, è cittadina ove il Carnevale, fatto con le sfilate dei carri, ha una grande tradizione, tant’è che l’edizione di quest’anno era la numero 94. Ma c’è qualcosa che non va.
Denis Zordan, della Pro Loco di Malo, ci ragiona su, in un articolo dal titolo “Carnevale, che fare?” sull’ultimo numero di Malo 74.
Riprendiamo una parte dell’articolo, che contiene ragionamenti applicabili a realtà di altre Pro Loco.
“Sarà pure un paradosso, ma mentre negli ultimi 20-25 anni i carnevali dei paesi del Vicentino sono piano piano cresciuti, Malo si è arenata e pare in qualche modo il Grande Malato della zona. … C’entra la concorrenza con altre forme di divertimento? Probabile, e non si può stupirsi più di tanto se invece che andare tre o quattro mesi in un capannone al freddo ogni sera, un giovane (o un diversamente giovane) decide di guardare la tv e i canali a pagamento, stare su Facebook o su una chat, giocare alla Playstation, eccetera. La moltiplicazione dell’offerta di intrattenimento ha avuto sicuramente effetto su una tradizione come quella carnevalesca, non si può far finta di ignorarlo. Ma se ogni anno ci limitiamo a dare la colpa della crisi alla Pro Malo – anch’essa ormai all’osso per il ricambio di personale – o a lagnarci che la kermesse sta morendo e non deve finire, questi nodi non li scioglieremo in alcun modo. Vogliamo che il Carnevale non muoia? Occorre che si ritorni a remare tutti assieme nella stessa direzione, e a farlo in tanti soprattutto. Sarò brusco, ma credo che non sia più il tempo di nobili retoriche sulle tradizioni. Una tradizione che non si sente più è vecchiume, punto e basta. Quello che va ritrovato è l’amore per essa, con le motivazioni che ce l’hanno fatta amare.”

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