D come direttore, D come donna

Oggi, 8 marzo, in evidenza le testate, fra quelle seguite da GEPLI, dirette da un direttore al femminile. Eccole, procedendo da sud a nord:

Bianca Desideri, per A20 di Arzano
Patrizia Forlani, per ARCOBALENO d’ITALIA, UNPLI Nazionale
Rossana Ragionieri, per IL SEGNO DI EMPOLI
Cristina Turchet, per DIMENSIONE PROLOCO FONTANAFREDDA
Daniela Vaccari, per EL PEAGNO di Sanguinetto
Germana Cabrelle, per PRO CITTADELLA
Paola Pilotto, per IL GUADO DELL’ANTICO MULINO di San Pietro in Gu
Valeria Verri, per IL PAIS D’LU, di Lu Monferrato
Grazia Novellini, per IL PAESE di Magliano Alfieri

Auguri a tutte dallo staff di GEPLI.

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Carnevale, ragionando sulla crisi

Siamo a marzo. Le manifestazioni di Carnevale sono terminate. Talvolta con buon successo di pubblico, da altre parti no.
Malo, provincia di Vicenza, è cittadina ove il Carnevale, fatto con le sfilate dei carri, ha una grande tradizione, tant’è che l’edizione di quest’anno era la numero 94. Ma c’è qualcosa che non va.
Denis Zordan, della Pro Loco di Malo, ci ragiona su, in un articolo dal titolo “Carnevale, che fare?” sull’ultimo numero di Malo 74.
Riprendiamo una parte dell’articolo, che contiene ragionamenti applicabili a realtà di altre Pro Loco.
“Sarà pure un paradosso, ma mentre negli ultimi 20-25 anni i carnevali dei paesi del Vicentino sono piano piano cresciuti, Malo si è arenata e pare in qualche modo il Grande Malato della zona. … C’entra la concorrenza con altre forme di divertimento? Probabile, e non si può stupirsi più di tanto se invece che andare tre o quattro mesi in un capannone al freddo ogni sera, un giovane (o un diversamente giovane) decide di guardare la tv e i canali a pagamento, stare su Facebook o su una chat, giocare alla Playstation, eccetera. La moltiplicazione dell’offerta di intrattenimento ha avuto sicuramente effetto su una tradizione come quella carnevalesca, non si può far finta di ignorarlo. Ma se ogni anno ci limitiamo a dare la colpa della crisi alla Pro Malo – anch’essa ormai all’osso per il ricambio di personale – o a lagnarci che la kermesse sta morendo e non deve finire, questi nodi non li scioglieremo in alcun modo. Vogliamo che il Carnevale non muoia? Occorre che si ritorni a remare tutti assieme nella stessa direzione, e a farlo in tanti soprattutto. Sarò brusco, ma credo che non sia più il tempo di nobili retoriche sulle tradizioni. Una tradizione che non si sente più è vecchiume, punto e basta. Quello che va ritrovato è l’amore per essa, con le motivazioni che ce l’hanno fatta amare.”

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