Giornali di comunità: una riflessione di Gianni Oliva

Ripreso dalla rubrica Piazze Amiche del numero di novembre 2024 del mensile Cose Nostre

Come senz’altro i nostri più affezionati lettori sanno, ogni anno a inizio primavera il nostro editore, la Pro Loco di Caselle T.se, fa confezionare un certo numero di copie rilegate con gli 11 numeri di Cose Nostre dell’annata che si è conclusa. Ne viene fuori un volume, acquistabile per una modica cifra a rimborso della spesa di rilegatura.  che consente una più agevole conservazione e consultazione. La raccolta negli anni di questi volumi viene a costituire la “memoria” condivisa della comunità casellese.

Analoga operazione – abbiamo scoperto – fa nei confronti dei suoi lettori il bimestrale Il Paese, presente, dal 1976, a Magliano Alfieri e poi in altri 6 comuni vicini del Roero. Le modalità sono un po’ diverse (copie anastatiche, anziché rilegate, e ristampate in un volume che raccoglie tre anni anziché uno solo), ma la finalità è la stessa: fissare la micro-storia di questi borghi in una collana di volumi grazie ai quali figli e nipoti potranno conoscere gli avvenimenti vissuti da genitori e nonni.

Venerdì 13 settembre scorso a Magliano Alfieri è stato presentato alla comunità il 12° volume delle ristampe. Ogni volume ha una prefazione scritta da personaggi di spicco del territorio (citiamo qualche nome degli ultimi volumi: Carlin Petrini, Aldo Cazzullo, Oscar Farinetti). La prefazione del 12° volume, che copre le annate 2009-10-11, è stata affidata allo storico Gianni Oliva. Con il permesso dell’editore, che ringraziamo, qui di seguito riportiamo il testo integrale della prefazione scritta da Gianni Oliva.

Giornali di comunità: una riflessione di Gianni Oliva

“Dove finisce la memoria in questa società fondata sulla rincorsa del futuro, dove si parla molto di ciò che si farà, poco di quello che si sta facendo e quasi nulla di ciò che si è fatto?”                

Scampoli di vita locale: lo smottamento di via Moisa a Magliano, le elezioni comunali del giugno 2009, la nuova dirigente dell’Istituto comprensivo di Govone, il ricordo del panettiere-contadino Flavio. Una pagina dopo l’altra, “Il Paese” restituisce la fotografia di una comunità profondamente radicata nel territorio. Sullo sfondo, ci sono il Tanaro e le colline del Roero, con la loro ruralità, le loro vigne, le loro tradizioni: in primo piano, le “piccole-grandi” storie di ogni giorno, i sette borghi della sinistra-Tanaro roerina (Magliano Alfieri, Castagnito, Castellinaldo d’Alba, Govone, Guarene, Priocca, Vezza d’Alba) che vivono il presente tra eventi, progetti, pensieri. Nessuna suggestione politica e nessuna tentazione ideologica: solo pagine di notizie, raccolte e verificate con pazienza e passione, proposte attraverso una grafica vivace che invoglia alla lettura.

Un’iniziativa editoriale basata sul volontariato, capace di attraversare il tempo e giungere a quasi mezzo secolo di pubblicazioni ininterrotte, qualifica da sé la serietà di chi la promuove. Ma c’è un elemento in più che merita sottolineare: la ristampa anastatica di tre annate che hanno raggiunto l’”invecchiamento” di oltre dieci anni e la loro raccolta in un volume (in questo caso, il dodicesimo, con le annate 2009-10-11) è un messaggio che travalica i confini della cronaca. I giornali, si sa, si leggono e si gettano: spesso non sono neppure scritti con cura perché, come diceva Ernest Hemingway, “non vale la pena cercare la bella forma per articoli che durano lo spazio di un giorno”. Per i periodici vale la medesima regola, anche se restano nelle case un po’ più a lungo. Dove finisce, allora, la memoria di ciò che accade? A maggior ragione, dove finisce la memoria in questa società fondata sulla rincorsa del futuro, dove si pala molto di ciò che si farà, poco di quello che si sta facendo e quasi nulla di ciò che si è fatto?

Il passato, soprattutto quello di una comunità locale, viene relegato nella sfera del “ricordo”, ma il ricordo (la cui radice tematica è “cor, cordis”, cuore) rinvia ad una esperienza emozionale, che coinvolge gli affetti individuali e non diventa mai rielaborazione. “Memoria” è invece un’operazione razionale, attraverso la quale i fatti avvenuti vengono organizzati, interpretati, analizzati. Come cittadino di Magliano o di Vezza o di Guarene posso “ricordare” la confusione di sassi e fanghiglia di una frana o la festa per l’arrivo di un nuovo parroco, perché mi hanno “colpito” nel momento in cui sono accaduti: ma il contesto socio-culturale in cui si è sviluppato il Roero in questi cinquant’anni, i percorsi attraverso cui i “paesi” (nell’accezione “pavesiana” del termine) hanno difeso la propria identità culturale, le trasformazioni urbanistiche-produttive-amministrative che hanno accompagnato lo sviluppo economico, i dibattiti (talvolta le tensioni) all’interno delle comunità, tutto questo può essere consegnato solo alla “memoria”.

Le pagine de “Il Paese” sono la base documentaria della “memoria”: e la loro riproposizione ogni tre o quattro anni in un volume anastatico è lo strumento della conservazione. I volumi non sono rivolti a storici locali interessati a ricostruire qualche aspetto specifico (per loro basterebbero le annate conservate nelle Biblioteche): sono rivolti ai cittadini, a quelli che ogni due mesi ricevono e leggono “Il Paese” senza conservarlo, ma che in questo modo possono “sfogliare il loro passato”, riandare a momenti dimenticati, riflettere, capire meglio ciò che è accaduto dopo e ciò che capita oggi.

Si tratta di un percorso di consapevolezze, alle quali ognuno di noi deve contribuire con il proprio sforzo intellettuale: se vogliamo che i “paesi” siano vivi (e non luoghi isolati dove si va a dormire o a passare il fine settimana) dobbiamo aver coscienza delle loro radici e delle loro dinamiche. “Il Paese” ci aiuta a farlo da 48 anni con la cronaca: i volumi anastatici ci aiutano con la memoria.

GIANNI OLIVA

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Città Viva, il bimestrale di Todi

C’è voluto CHAT GPT per permettere a GEPLI di scoprire questo giornale di Pro Loco, peraltro con una certa anzianità (il primo numero è del 1985) e con sede in una città turisticamente nota come Todi. Un grazie quindi all’intelligenza artificiale. Per la presentazione di questo giornale ci aiuta riprendere il testo trovato nel sito web del giornale.

Come nasce e si evolve Città Viva

“Città Viva”  esordisce nell’estate  1984  con un evento  isolato che, proprio per questo,  va considerato  a se stante, senza alcun rapporto con un numero iniziale, che  è tale quando si pone in  immediata continuità con i successivi.  Numero iniziale  è, dunque, quello del luglio-agosto 1985, è  da lì che va conteggiata  “Città Viva”,  concepita fin da subito come bimestrale,  per una cifra complessiva di sei uscite all’anno. Questo primo numero,  caduto  a metà dell’anno solare (per coincidenza, non per scelta), ha permesso che  i bimestri  vi rientrassero poi perfettamente, con  gennaio-febbraio iniziale e un novembre-dicembre conclusivo. Ciò fino al 2010,  quando, in accordo con le esigenze della tipografia, si è deciso di  disallinearsi, ponendo il primo biennio a cavallo tra i due anni e proseguendo  in conformità.   “Città Viva”  totalizza, dunque, con questo  2023  trentotto anni di vita, durante i quali si sono succeduti tre direttori responsabili:  Paolo Pianegiani, dal 1985 al 1994, Pierfrancesco  Quaglietti dal 1995 al maggio-giugno 1996,  Manfredo Retti dal luglio-agosto 1996 ad oggi.  La tiratura del giornale è di circa mille copie a numero,  distribuite tra gli abbonamenti e le vendite libere nei varie edicole della città.  Gli abbonati sono ripartiti in residenti a Todi e residenti fuori Todi, a cui va aggiunta una quota di extranazionali.

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Il ritorno dell’Ape

Un giornale che si riavvia e riparte, dopo una temporanea pausa, è sempre una bella notizia, e un segnale di speranza.

Questo è quanto capitato a Mortegliano (UD), per l’Ape, il giornale edito dalla Pro Loco, che fra l’altro aveva ospitato nel 2019 l’edizione numero 8 dell’Incontro Nazionale GEPLI. Poi, l’arrivo della pandemia, e l’innesco di una crisi che ha provocato, per circa tre anni, la sospensione delle uscite del giornale. Ora, a luglio 2024, la decisione di ripartire, con il numero 1 della nuova serie. Lo annuncia il presidente della Pro Loco Giampaolo Vigolo, di fresco rinnovo di nomina, nell’editoriale del primo numero: 

“Nel 1980 con la fondazione dell’associazione Pro Loco Comunità di Mortegliano, Lavariano e
Chiasiellis, nasceva il periodico L’APE con lo scopo di mettere a disposizione delle nostre Comunità
uno strumento di dibattito e di informazione sulla vita del Comune. Oggi dopo un periodo di ripetute divisioni delle varie realtà associative locali, si tenta una ripartenza con il nuovo periodico L’APE avente lo scopo di ricomporre, condividere e raccontare fatti, iniziative, informazioni e documenti che valorizzano il bene comune costituito dal territorio e dalla comunità di Mortegliano. Abbiamo fatto una scelta editoriale di un prodotto che entra direttamente nelle case dei cittadini in maniera concreta; un giornale da sfogliare e leggere, in opposizione alla diffusione a mezzo social. Quest’ultima anche se “più semplice” per i giovani è spesso caratterizzata da messaggi veloci, spesso riassuntivi e destinati ad essere sfogliati rapidamente su computer e telefoni cellulari. La scelta adottata vuole essere un riferimento anche per coloro che non si sono adeguati alle modernità ed alle tecnologie di oggi.”

Nell’immagine di copertina del primo numero, a ricordare che Mortegliano è stata sede di tappa del Giro d’Italia 2024, una bicicletta stilizzata appoggiata al celebre campanile, simbolo del paese.

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L’Italia dei mille campanili

Riprendiamo, dall’editoriale del numero di luglio-agosto 2024 del bimestrale El Peagno, la presentazione dell’11° Incontro Annuale Gepli in programma a Sanguinetto (VR) il 28 e 29 settembre prossimi. Non si potevano usare parole migliori per introdurre all’evento. Un grazie e un arrivederci a presto al direttore della testata Giovanni Salvatori e a tutta la Pro Loco di Sanguinetto.

L’Italia dei mille campanili si incontra a Sanguinetto

È l’Italia dei tanti campanili, degli innumerevoli presepi fatti di umanità, bellezze artistiche e nobili tracce storiche, tradizioni e gastronomia che costituiscono l’identità diffusa del nostro Paese, quella che a fine settembre si ritroverà all’ombra del Castello per parlare di giornalismo, incontrarsi, riconoscersi, gettare ponti e fare festa, anche attraverso le tradizioni culinarie. Toccherà a Sanguinetto infatti ospitare l’edizione 2024 del Convegno nazionale dei Giornali editi dalle Pro Loco d’Italia. Un appuntamento arrivato all’edizione numero undici, che approda con grande soddisfazione della nostra comunità (e grande impegno organizzativo della Pro Loco “Le Contrà”) nel nostro Comune dopo avere attraversato l’Italia, letteralmente, da quel 2012 in cui la Pro Loco di Caselle Torinese per celebrare i 40 anni del suo giornalino “Cose Nostre”, organizzò un incontro tra i periodici editi dalle pro loco italiane. Il raduno convinse a tal punto partecipanti e simpatizzanti da suggerire di dargli cadenza annuale: da allora il raduno Gepli, sigla che appunto raccoglie i giornali prodotti dalle pro loco, ha toccato il Friuli Venezia Giulia e la Puglia, il Piemonte e l’Abruzzo, la Campania e la Sicilia, fermandosi solo per il famigerato Covid e permettendo ogni volta uno scambio ricco e vivo di idee, opinioni, difficoltà da superare e modelli organizzativi tra chi si impegna per la propria comunità, in particolare attraverso la produzione di questi giornali. Il Peagno compie nel 2024 trent’anni: il momento migliore per iscrivere il nome di Sanguinetto tra i Comuni ospitanti il raduno Gepli, dando concretezza ad un desiderio che aleggiava da tempo nell’intenzione di molti. Per due giorni, nel nostro paese arriveranno quindi esponenti di realtà locali provenienti un po’ da tutta Italia: il sabato saranno ospiti nel convento di Santa Maria delle Grazie, appena rinnovato, dove dopo un rinfresco di benvenuto avrà luogo il cuore della manifestazione, il convegno annuale, incentrato su “Giornali Pro Loco: modelli organizzativi e sostenibilità economica”. Chi si occupa di raccontare il proprio territorio attraverso i giornali porterà il suo saluto e la sua testimonianza, dialogando con Paolo Ribaldone, coordinatore di Gepli, e il professor Riccardo Milan. Al termine gli ospiti saranno accompagnati per una visita ai luoghi più suggestivi di Sanguinetto, per poi partecipare ad una cena sociale in Convento. La sera precedente, venerdì 27, succoso antipasto con la rappresentazione teatrale “L’ospedal dei miracoli”, della compagnia teatrale “Il boccascena”, nel teatro Zinetti. Notevole, dicevamo, lo sforzo organizzativo della nostra Pro Loco, per un risultato che però resterà nella storia di Gepli, arricchendo di spunti e confronto anche il nostro Peagno, e proiettando Sanguinetto in questo circuito, con l’orgoglio di mostrare agli amici in arrivo anche da molto lontano (tante le testate che hanno aderito al momento di andare in stampa) le bellezze del nostro paese e le capacità della nostra comunità. Un’apertura che, siamo sicuri, produrrà altri legami e altri ponti, perché i mille campanili sono – è vero – simbolo di diversità, ma i più bei mosaici sono ricchi di colori diversi.

Giovanni Salvatori, direttore de “El Peagno”

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OTTOCENTO

 

 

Incentrata sul raggiungimento di quota 800 la copertina del numero di luglio 2024 de Il Tornado.

Nelle pagine interne l’articolo del direttore operativo del giornale Mauro Mazzocco, dal titolo Si riparte da 800, che così inizia:

“Si, lo so. Chi si loda si imbroda!  Ma lasciateci, magari solo per questo numero, la facoltà di dirci bravi, Ottocento numeri sono un buon risultato e non era scontato che ci si potesse arrivare. Dal lontano primo numero ne è stata fatta di strada e la nostra/vostra pubblicazione ha attraversato, in questi 45 anni (risale al 1979 il primo numero se la memoria non mi inganna), vari momenti di euforia e di stanchezza, conoscendo anche l’ebbrezza di quota 1250 abbonati. Adesso fronteggiano, come tutti i canali di carta stampata, un calo di tiratura, ma il migliaio di lettori che ancora credono in noi ci sprona a non demordere…”

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